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Il Caffè che parla piemontese


Le prime macchine


Il caffè parla un po' piemontese: fu proprio a Torino che il 16 maggio 1884 venne brevettata la prima macchina per caffè, con il brevetto n. 33/256. Padre dell’invenzione fu Angelo Moriondo, che la presentò all’Expo internazionale di Torino dello stesso anno. La macchina era in rame e bronzo, alta circa un metro ed aveva la forma a campana. L’acqua veniva fatta bollire con un sistema a serpentine e poi convogliata nel contenitore con il caffè e da lì nelle tazzine. Con questo sistema si potevano preparare 10 tazzine di caffè in 2 minuti.

Agli inizi del ‘900 il milanese Desiderio Pavoni acquistò i brevetti di Moriondo, per poi cederli successivamente al barista Achille Gaggia, il quale ne migliorò il metodo brevettando nuovi progetti, dando vita alla prima industria italiana di macchine da caffè espresso.

Gaggia inventò il sistema a torchio che non sfruttava più il vapore, ma l’acqua calda sotto pressione.


I primi Caffè salotto


Ed è proprio a Torino capitale d’Italia, che nascevano i primi caffè, tuttora esistenti, come salotti della città, in cui parlare di letteratura, filosofia e politica. Un esempio per tutti, il Caffè "Al Bicerin". Aperto nel 1763, era il locale dove a metà ‘800 Camillo Benso Conte di Cavour, politico artefice dell’unità d’Italia, prendeva il suo caffè seduto ogni giorno allo stesso tavolino, per tenere d’occhio l’entrata del Santuario della Consolata, in attesa dell’uscita della Famiglia reale.

Lo stesso locale ha ospitato il compositore Giacomo Puccini, che avrebbe tratto qui ispirazione per la sua opera più famosa “La Bohème", il filosofo Friedrich Nietzsche, ed in tempi più recenti, Umberto Eco, l’Avv.Gianni Agnelli, per citarne alcuni

Un altro caffè è il Caffè Stratta, è il posto dove sempre Cavour faceva colazione. Aperto nel 1836, dai pasticceri Reina e Stratta, passò definitivamente sotto la conduzione dei fratelli Stratta nel 1858, divenendo celebre come una delle caffetterie più splendide d'Europa, rivelando sin dall'inizio un'ambizione e una sensibilità verso le novità.


Nel 1840, Stratta si distinse per la sua spiccata sensibilità all'innovazione, diventando uno dei primi negozi a richiedere l'installazione dell'illuminazione a gas all'esterno. Questa visione pionieristica caratterizzò la loro storia fin dagli esordi.


Quindi anche la colazione al bar prima dell’ufficio è invenzione piemontese !? Non è verificabile, ma ci piace pensarlo.


Nel nostro viaggio storico nelle caffetterie torinesi, non dobbiamo scordare il Caffè San Carlo, punto di ritrovo delle ferventi menti letterate di Torino. Originariamente noto come Caffè di Piazza d'Armi, ha visto la luce all'inizio dell'Ottocento, recuperando il nome originario della piazza in cui si trova. Pioniere tra i caffè torinesi, è stato uno dei primi a adornare la sua facciata esterna per enfatizzare l'ingresso e a sperimentare l'illuminazione a gas.


Nel 1837, venne chiuso per attività considerate sovversive, e riaperto pochi mesi dopo come Caffè Vassallo, dal nome del nuovo proprietario. Tuttavia, nonostante il vincolo "a non favorire coinvolgimenti con la politica, l'azzardo o disordini di alcun tipo", il Caffè San Carlo è diventato un salotto intellettuale di riformisti durante l'epoca risorgimentale, un luogo di incontro per esuli e frequentato da figure illustri come Cavour, D'Azeglio e Alessandro Dumas padre. Nel corso degli anni, ha attirato una vasta clientela di intellettuali e politici, tra cui Giovanni Giolitti e Luigi Einaudi. Tra gli assidui avventori figurano anche i Sei di Torino, protagonisti del movimento pittorico tra i più significativi del Novecento italiano. È qui che è stata progettata la storica missione in Antartide con la nave Stella Polare da parte del Duca degli Abruzzi e dell'Ammiraglio Cagni


Altra tappa del nostro viaggio è sicuramente il Caffè Torino, inaugurato nel 1903 dal suo eccentrico fondatore, rappresenta con coraggio e intraprendenza una sfida ai caffè storici che si affacciano sulla magnifica Piazza San Carlo. Da subito, ha assunto il ruolo di un elegante salotto frequentato da illustri personaggi, tra cui Pavese, Einaudi e De Gasperi.


Negli Anni '50, anche icone come James Stewart, Ava Gardner e Brigitte Bardot amavano sostare qui, insieme all'indimenticabile Erminio Macario.


Tra i caffè storici torinesi non dobbiamo scordare il Caffè Gelateria Fiorio, noto anche come Caffè Fiorio. La leggenda narra che il re Carlo Alberto aprisse le sue udienze ogni mattina con la domanda: "Che si dice al Caffè Fiorio?". Fondato intorno al 1780 e successivamente acquisito dai fratelli Fiorio all'inizio dell'Ottocento, il locale divenne il ritrovo prediletto di intellettuali, aristocratici, ufficiali e diplomatici durante gli anni della Restaurazione. La sua storia politica era evidente anche dai soprannomi come caffè dei "codini" o "machiavelli", e l'epiteto "Radetzky" rifletteva le frequentazioni politiche del luogo.


Tomasi di Lampedusa, seduto sui divani di velluto rosso del Caffè Fiorio, scriveva “La Sirena”, una storia indimenticabile, tanto quanto straordinari sono stati i personaggi che si sono incontrati in queste stesse sale nel corso degli anni. Il Fiorio è stato un salotto aristocratico e un luogo di dibattito politico fin dalla fine del Settecento.


Un'altra gemma storica è sicuramente il Caffè Pratti, che ha segnato tre epoche nella storia di Torino e d'Italia. Nel corso degli anni, ha assistito all'Unità d'Italia, alle due guerre mondiali, al boom industriale e ha accolto intellettuali, politici, poeti e imprenditori della migliore borghesia sabauda. Nelle sue sale hanno soggiornato personaggi come Luigi Einaudi e Cesare Pavese, mentre fondatori illustri come Luigi Lavazza e il Senatore Agnelli facevano spesso tappa qui. Per decenni, è stato il luogo del rito della cioccolata calda per gli studenti del Liceo D’Azeglio, da cui è nato, il 1 novembre 1897, lo "Juventus FC".


Così, il culto del caffè di alta qualità, attentamente selezionato e preparato con abilità artigiana, si è amalgamato e radicato nel tessuto della cultura piemontese, prendendo avvio proprio dal cuore del capoluogo che, non dimentichiamolo, fu la prima capitale d’Italia, nominata il 17 marzo 1861 dopo l’unificazione, e che vi rimase fino al 1870.

I fermenti culturali, politici, letterari e filosofici pulsavano nelle vie di Torino, trovando un rifugio e un luogo di incontro proprio nei tavolini di quei locali che, ancora oggi, brillano in tutta la loro magnificenza.




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